"Downton Abbey. Il gran finale": un passaggio di testimone tra le generazioni dei Crawley

L’OPINIONE DEL “MONDO” – PERCHÉ NO
Il terzo film che prosegue la storia della serie Downton Abbey (2010-2015) si preannuncia come l'ultimo capitolo della saga britannica, che racconta il passaggio di testimone tra generazioni. Tuttavia, questo è incerto. Siamo certamente nel 1930, molto dopo il 1912 e l'affondamento del Titanic , che segnò l'inizio della serie creata da Julian Fellowes (che ne scrisse la sceneggiatura e la produsse).
Ma la dinastia inglese dei Crawley sta decisamente faticando a superare la transizione dall'aristocrazia vittoriana al tumulto del XX secolo. Le preoccupazioni per l'eredità, uno stile di vita eccessivamente costoso (soprattutto dopo la crisi del 1929) e vincoli sociali e morali, in particolare per le donne, sono sempre le stesse: Lady Mary (Michelle Dockery) ne paga il prezzo a causa del suo recente divorzio.
Sempre lo stesso montaggio parallelo tra gli spazi e i destini dei nobili e dei loro servitori – e un rispetto reciproco, una benevola complicità, di cui avevamo già potuto pentirci fin dall'inizio della serie, che sembrava trasmutare, sul rapporto tra padroni e servitori, la crudele Regola del Gioco (1939), di Jean Renoir, in una civettuola partita a croquet. Eppure, nonostante le inutili inquadrature montate a Chantilly grazie alla tecnologia digitale, una direzione artistica impeccabile che delizierà gli amanti di smoking, abiti drappeggiati, argenteria e corse di cavalli.
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Le Monde